Il Decreto Legge 22 aprile 2021, n. 52 oltre a definire gli step per le riaperture e le altre misure per contenere la diffusione del COVID-19 ha introdotto all’art. 9 le “Certificazioni verdi COVID-19” (il cosiddetti green pass), comprovanti uno dei seguenti stati:
- l’avvenuta vaccinazione contro il SARS-CoV-2;
- l’avvenuta guarigione dall’infezione;
- l’effettuazione di un test molecolare (RT-PCR) o un test antigenico rapido con risultato negativo al virus.
E’ stata inoltre istituita la Piattaforma nazionale digital green certificate (Piattaforma nazionale-DGC) per l’emissione e validazione delle certificazioni verdi COVID-19, un sistema informativo nazionale per il rilascio, la verifica e l’accettazione di certificazioni COVID-19 interoperabili a livello nazionale ed europeo.
L’art. 14 del Decreto Legge 18 maggio 2021, n. 65 ha modificato la durata della validità della certificazione verde estendendola a nove mesi dalla data del completamento del ciclo vaccinale (prima era sei mesi). Ha inoltre previsto che venga rilasciata anche contestualmente alla somministrazione della prima dose di vaccino con una validità dal quindicesimo giorno successivo alla somministrazione fino alla data prevista per il completamento del ciclo vaccinale. La durata della certificazione verde in caso di guarigione resta di sei mesi a far data dall’avvenuta guarigione dal Covid-19. In caso di tampone negativo, il certificato ha una validità di quarantotto ore dall’esecuzione del test.
Per i vaccinati la certificazione verde COVID-19 è rilasciata, su richiesta dell’interessato, in formato cartaceo o digitale, dalla struttura sanitaria ovvero dall’esercente la professione sanitaria che effettua la vaccinazione e contestualmente alla stessa, al termine del prescritto ciclo, e reca indicazione del numero di dosi somministrate rispetto al numero di dosi previste per l’interessato. Contestualmente al rilascio, la predetta struttura sanitaria, ovvero il predetto esercente la professione sanitaria, anche per il tramite dei sistemi informativi regionali, provvede a rendere disponibile detta certificazione nel fascicolo sanitario elettronico dell’interessato.
Per i guariti dal Covid-19 la certificazione verde è rilasciata in formato cartaceo o digitale, dalla struttura presso la quale è avvenuto il ricovero del paziente affetto da Covid-19, oppure, per i pazienti non ricoverati, dai medici di medicina generale e dai pediatri di libera scelta. Il risultato negativo del tampone viene attestato dalla farmacia o dal laboratorio privato in cui si effettua il test molecolare o antigenico.
La certificazione è necessaria per spostarsi tra le regioni in fascia arancione e rossa (anche se in questa fase l’Italia, in realtà, è tutta gialla e prossimamente alcune regioni saranno bianche), ma anche per visitare gli anziani nelle case di riposo (Rsa). E servirà dal 15 giugno per partecipare a feste e banchetti di nozze e, molto probabilmente, si farà ricorso a questo certificato per presenziare ad altri eventi, come i concerti con capienza maggiore di quella attualmente consentita (fino a un massimo di mille spettatori in impianti all’aperto e fino a 500 al chiuso), ma anche per andare in discoteca.
Nei giorni scorsi il presidente del consiglio Mario Draghi ha annunciato che si potrà tornare a viaggiare in tutta Italia dall’estero con un “pass verde nazionale”, in attesa che entri in vigore il green pass europeo previsto per giugno. Il pass è di fatto identico alle “certificazioni verdi”, vale a dire i documenti che già ora gli italiani devono utilizzare per spostarsi per turismo tra regioni arancioni e rosse. Ma, per evitare fughe in avanti e non adottare decisioni diverse da quelle che l’Europa deve ancora concordare, il governo ha deciso di non accelerare. Indipendentemente dalla vaccinazione fatta o dalla guarigione dal Covid19, per ora per entrare in Italia serve perciò sempre un tampone negativo, 48 ore prima della partenza. Con 10 giorni di quarantena all’arrivo se si proviene dai Paesi extra Ue. La mini quarantena di 5 giorni è stata abolita dal 16 maggio per chi proviene dai paesi Ue e dell’area Schengen, oltre che dalla Gran Bretagna e da Israele.
Sebbene la certificazione verde sia già in vigore da aprile scorso, dal punto di vista ufficiale, mancano ancora gli ultimi dettagli da definire in base alle indicazioni che arriveranno a breve dal Ministero della Salute. I certificati vaccinali sono già disponibili in alcune regioni. Il Lazio è una delle regioni che si è attivate per prime. Una volta ricevute entrambe le dosi del vaccino (oppure una sola, nel caso del monodose Johnson & Johnson) il certificato vaccinale Covid19 è disponibile sul fascicolo sanitario elettronico. Ad esso si accede tramite Spid. Dopo i rilievi del garante della privacy non c’è ancora chiarezza invece sul rilascio del certificati di avvenuta guarigione.
Il rilascio del certificato è gratuito, rimane a carico del richiedente il pagamento del tampone qualora non si rientra nella categoria dei vaccinati o guariti. Il costo di un tampone molecolare (che rimane da privilegiare per la diagnosi del Covid) ha un costo variabile tra i 60 e i 100 euro a seconda delle strutture e delle regioni, mentre il prezzo medio per fare un test rapido antigenico (eseguibile anche in farmacia) è di 30-40 euro.
La certificazione verde è necessaria anche per i minori, per i quali però non è prevista per ora la vaccinazione. Se non sono guariti dal Covid, i minori dovranno fare un tampone, dal quale sono esentati i bambini di età inferiore ai due anni.
Per viaggiare nei paesi europei i governi si stanno organizzando per creare un sistema che permetterà di muoversi mostrando un semplice QRCode. Il Certificato EU Covid-19, infatti, è un lasciapassare che dovrebbe essere disponibile sia in versione digitale sia in versione fisica. L’emissione seguirà un iter simile a quello del green pass italiano, ma i dettagli verranno presentati solo nelle prossime settimane atteso che le tre istituzioni europee – Parlamento, Commissione e Consiglio – dovranno raggiungere un accordo sul Digital Green Certificate che dovrebbe essere attivo dal 1° luglio. Da quello che è stato reso noto è che, quando si arriverà nel Paese di destinazione, bisognerà esibire il codice insieme a un documento di identità per essere ammessi.
Per quanto riguarda i problemi di privacy, visto che il documento in maniera più o meno diretta contiene i dati sensibili dei cittadini, a livello europeo, non sono state rilevate criticità nel gateway che permetterà il controllo dei dati dei passeggeri in entrata, ma per quello che riguarda il pass italiano, le cose non sono andate lisce. Il governo italiano, infatti, non ha coinvolto il Garante durante la stesura del decreto-legge che introduce il green pass italiano e questo ha generato una situazione che appare lacunosa su moltissimi aspetti formali ed esecutivi perché mancano molte indicazioni sulle corrette modalità di conservazione e trattamento dei dati. Il Garante è intervenuto per sottolineare tutte le criticità e si spera in un intervento a breve per consentire il rilascio del documento nel rispetto della privacy.
Intanto aumentano le autorizzazioni per i voli Covid-tested che sono state estese ai seguenti Paesi: Canada, Giappone, Emirati Arabi Uniti e Stati Uniti d’America.
Intanto dal 24 maggio 2021 parte in Italia, prima in Europa, la necessità di compilare il Passenger Locator Form – PLF digitale per poter entrare nel Paese. Tutti i passeggeri che vorranno fare ingresso in Italia, sarà richiesto di compilare il PLF prima del proprio ingresso sul territorio nazionale dall’estero (per una qualsiasi durata e a bordo di qualunque mezzo di trasporto), l’autodichiarazione cartacea è sostituita dal modulo digitale compilabile al seguente indirizzo: https://app.euplf.eu.
Per le restrizioni all’ingresso in Italia consultare i dettagli qui.
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